domenica 1 settembre 2013

Il fiume degli dei in un guest post


Ben ritrovati! dopo una pausa un po' lunga e un agosto un po' pesante, sono felice di essere qui...
Vi propongo, in questo inizio settembre, un cosiddetto 'guest post' un po' diverso dai miei soliti argomenti.
Alessandro Fambrini, un caro amico che insegna lingua e letteratura tedesca a Trento, ma è anche un bravissimo scrittore di fantascienza, mi segnala questo libro, a metà tra il suo e il mio mondo... 

Il fiume degli dei di Ian McDonald
trad. di Riccardo Valla e Silvia Castoldi
Urania “Jumbo” – luglio 2013

Ian McDonald è un autore scozzese-irlandese, relativamente poco noto in Italia, che ha spesso ambientato le sue opere in un immaginario “post-postcoloniale”, e in particolare nell’India futura, alla quale ha dedicato la raccolta di racconti collegati Cyberabad Days (2009; un romanzo breve appartenente a questo ciclo, Il circo dei gatti di Vishnu, era apparso un paio di anni fa nella collana “Odissea” di Delos Books). “Il fiume degli dei” (River of Gods, 2004) è un’opera vasta e ambiziosa che fin dal titolo mette al centro del suo orizzonte uno dei fiumi sacri per eccellenza, il Gange: e lungo le sue rive, per lo più nella città di Varanasi e poi tra Mirzapur e Patna, si svolge la maggior parte delle vicende del romanzo, a sua volta denso, torbido, fluviale come la realtà nella quale si muovono i suoi personaggi.

Un romanzo complesso. Complesso per lo scenario: nel 2047 l’India è divisa tra tre stati rivali, Bharat, Awadh e Bengala, che si contendono la preziosa risorsa dell’acqua trasportata dal fiume e sempre più messa a rischio dai cambiamenti climatici. Mentre il Bengala si impegna nel titanico progetto di rimorchiare un gigantesco iceberg dall’Antartide fino alle acque del Golfo, tentando di sovvertire l’andamento delle stagioni monsoniche ormai sconvolte dalla siccità che non sembra aver fine, Awadh e Bharat entrano in conflitto per il possesso una diga, costruita da quest’ultimo stato a Kunda Kadhar, e attraverso la quale sarà possibile regolare il prezioso flusso del fiume. L’India, tuttavia, e in particolare il Bharat, è anche il fronte sul quale le potenze internazionali combattono una guerra ancor più spietata, tecnologica ed economica, quella legata all’energia e all’informatica: le sue leggi più tolleranti rispetto ai paesi occidentali permettono infatti lo sviluppo di AI, intelligenze artificiali progredite fino a – e anche oltre – la soglia dell’autocoscienza. Intelligenze diverse da quella umana, diffuse nei flussi d’informazione che avvolgono il mondo, per molti versi indistinguibili dagli dei delle antiche mitologie…

Complesso per i personaggi: una decina di protagonisti principali, che si alternano nei punti di vista dei capitoli del romanzo, prima di fondersi insieme nella risolutiva parte finale, a formare un mosaico appassionato, dai vividi colori, in cui interagiscono "babu" e "firengi", anziani capi di potentati economici che si ritirano e divengono sadhu e i loro figli che rinunciano alla carriera di comici in Scozia per assumere responsabilità molto più grandi, mogli di funzionari che sfidano l’ordine della casta per seguire leggi più intime di quelle imposte dalla tradizione. E così via, in un intreccio di vite e destini. Il tutto all’ombra della Trimurti e sotto l’egida di Kalki, il decimo avatar che segnerà la fine di questa era e darà inizio a un tempo in cui forse per l’uomo vi sarà un tempo migliore.
Complesso per la trama, in cui i fili dell’intreccio si annodano e si sciolgono attraverso la danza dei personaggi, e che vede il tentativo da parte di un’intelligenza artificiale di affrancarsi dal vincolo materiale e di creare (o meglio di individuare, nella ghirlanda infinita di universi coesistenti) una dimensione di esistenza le cui leggi rispettino la sua natura virtuale. Ciò avviene attraverso fenomeni che assomigliano a segni celesti, pur senza esserlo (o essendone una razionalizzazione), e attraverso dinamiche in cui sono portati all’estremo gli interrogativi su ciò che è umano e fin dove può spingersi la coscienza per rimanere tale.

Tipicamente per la fantascienza più matura e più accorta delle ultime generazioni, alla ricerca di un taglio decisamente letterario, si aggiungono ipotesi speculative su dimensioni della fisica e della cosmologia che sfiorano l’esoterico e coinvolgono l’origine dell’universo, la natura dell’intelligenza e della coscienza, i confini tra l’uomo e il prodotto della sua tecnologia. In tutto ciò l’India, luogo dove gli dei sembrano essere una presenza continua e immanente, in cui l’arcaico e il nuovissimo si fondono in una sintesi che contiene forse più di ogni altra la quintessenza dell’umano, rappresenta ben più di uno sfondo: è una protagonista viva e pulsante che travolge e sorprende con i suoi colori, i suoi odori, la sua unicità e diversità.

2 commenti:

Silvia Merialdo ha detto...

Davvero interessante questo libro, di cui non avrei mai saputo altrimenti, grazie!
Bello che ci siano questioni climatiche a portare avanti la trama. Cerco di procurarmelo!
E tu?Spero vada tutto bene dopo questo agosto pesante, è un po' che non ci sentiamo (colpa mia, eh!).
Bacioni!

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao carissima! come stai tu? io ho ripreso dopo solo una settimana di ferie, sigh. Ma sto bene...
Che bel viaggio devi aver fatto tu, in Kirghizistan...
grazie di essere passata di qua
:)

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