martedì 22 luglio 2014

Juley!

Eccomi di ritorno dal Paese degli Alti Passi con molte immagini ancora vive negli occhi, molta curiosità e interesse per quello che ha da raccontare e con una enorme gratitudine per aver potuto partecipare al Kalachakra tenuto dal Dalai Lama.

E' stato un viaggio molto intenso in un'India insolita per me, abituata alle pianure, alla folla della città, al traffico brulicante dei suoi mercati e ai colori al neon di un paese che vuole andare sempre più veloce (e che ti prega di suonare il clacson* se vuoi tentare di dribblarlo e arrivare per primo).

E' stato un viaggio condiviso con tante altre persone, che come me volevano ascoltare gli insegnamenti dell'Oceano di Saggezza e partecipare all'iniziazione del Kalachakra - mentre i monaci dalle dita di formica costruivano un universo di perfezione geometrica (il Mandala) con poche manciate di sabbia colorata.
Attorno, centosessantamila persone facevano girare a man destra i mulini della preghiera, incisi nella polvere della valle di Leh che sale a spirali fino ai picchi di pietra sfogliata tutto attorno.

In fila una dopo l'altra, le isole smeraldo delle oasi abitate: i villaggi di Bazgo, Alchi, Hemis, Lamayuru, dove eremiti meditanti e bodhisattva arcobaleno si fermarono per permettere la costruzione di termitai di sabbia e legno, che custodiscono ancora oggi gli spiriti ricoperti d'oro dei suoi demoni dalle fauci spalancate.
Le donne, con i capelli neri intessuti di peli di yak e i turchesi alle orecchie, mormorano davanti alle loro statue - Om mani padme hum - e appoggiano la testa sulle ginocchia, invocando la loro infinita compassione.

L'Indo, oggi come cinquemila anni fa, corre e scava, si curva, ruggisce e si infrange; guarda dal basso le altezze frastagliate delle montagne e ogni tanto regala qualche goccia ai chicchi di orzo nei campi lungo la sua strada.
Una sinfonia di colori scandisce il suo pentagramma: rocce malva fiorite di cristalli, striature verdi come i ricordi di cascate scroscianti di altre epoche, torrioni color della luna, gole ardesia che si sbriciolano al vento. La geologia in Ladakh è un imperativo tagliente.
Segna il paesaggio come i visi dei suoi abitanti.

Allora partiamo per questo Viaggio, a passi corti e respiri profondi.



*Curiosamente, in India i mezzi pesanti hanno dipinta sui parafanghi la scritta "blow horn", suonate il clacson :)
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